Cos'è la vivisezioneurbana

Vivisezioneurbana è un insieme di azioni analitiche programmate e potenzialmente infinite sul tessuto urbano, concepite inizialmente per l’analisi della città di Roma da parte dei collettivi artistici altrospazio (con Marino Colucci e Cristina Ferrara) e formazero (con Antonio Venti e Maurizio Giri), a partire dal 2002.

In queste derive, a base prescrittiva e aletaoria (ispirate al metodo di lavoro i John Cage) e psicogeografica (mutuate dalla flaneury, dai surrealisti e dai situazionisti), il corpo errante può essere indistintamente quello dell’artista o quello di altri individui, coinvolti in questo processo più come coautori/antiautori che come semplici fruitori/spettatori.

La pratica così intesa diviene un organismo aperto fondato sull’ascolto, sulla connessione dei corpi e degli spazi, sull’interazione, e consta di due componenti autoriali distinte e cooperanti nella messa in discussione del concetto stesso di “autorialità”:
- autorialità del progetto: la progettazione delle regole generali e delle motivazioni teoriche e poetiche che sovraintederanno la sequenza delle azioni programmate (il progetto nel suo insieme), unita alla pianificazione delle singole esperienze di attraversamento e motivata dal programma seriale di analisi del territorio urbano (considerato, tracciato, quasi sempre su scala planimetrica); 
- autorialità nell’opera/progetto: l’esperienza stessa di ogni singola deriva, la sua documentazione e le riflessioni che scaturisce, considerate in parte come sintesi significante dell’azione e in parte come sua scoria aleatoria.

Il concetto di “scoria” è accentuato dal fatto che la documentazione della deriva è vincolata a sua volta da prescrizioni che impediscono al corpo errante di cristallizzare le sue riflessioni e la fetta di realtà investigata all’interno di un linguaggio prestrutturato, individualizzato (spiazzamento sia geografico che psicologico).

Questa pratica, che potremmo definire di induzione all’autorappresentazione del corpo urbano e di destrutturazione delle modalità conoscitive e produttive proprie al corpo errante, non appartenendo fino in fondo né a chi la vive né a chi la programnma, si traduce ipso facto in un lavoro collettivo dai risvolti empirici, analitici e teorici estremamente stimolanti (al punto da divenire anche, tra il 2007 e il 2012, uno strumento didattico nei laboratori di design e comunicazione visiva della Facoltà di Architettura de "La Sapienza di Roma").