#02 • Chi sorveglierà i sorveglianti?

Tempo fa, nel 1791, un tale di nome Bentham ha pensato alla forma ideale che dovrebbe avere un carcere. Un cerchio di mura con in mezzo un altro piccolo cerchio per l’osservatore, il sorvegliante, l’opticon. Terribilmente geniale. Facendo qualche passo poteva abbracciare con lo sguardo tutto quello che facevano i detenuti. E tutto lo spazio dei detenuti era stretto nella morsa di un unico punto di vista. Non doveva essere gran che gentile quello sguardo. È questa una metafora generativa di come la società occidentale abbia organizzato lo spazio secondo la sua idea di ordine, secondo il suo punto di vista. La città cinta di mura è un panottico, la Montagnola è un panottico e così anche piazza dei Martiri, pur non volendolo.

Dopo quello delle porte ho voluto liberare il punto di vista di questi altri inconsapevoli panottici. L’ho fatto anche in questo caso senza scegliere, ma piazzandomi davanti agli elementi che ne ritmano in qualche la circolarità, come alberi e pali, scattando, scattando, scattando...

L’altro giorno Giuseppe mi aspettava a porta Galliera. Stava guardando dei libri in una piazza coperta dove trovi spesso un mercato dell’usato. Ne apriamo uno su Bologna e leggiamo le prime righe. Mi hanno colpito, perché esprimevano che in fondo Bologna, a differenza di altre città, non ha un carattere tronfio, non ti piazza davanti solo degli oggettoni famosissimi, non la puoi sintetizzare con l’immagine delle sue dinoccolate torri, da sempre in attesa di un crollo. Tutta Bologna di per sé, la sua maglia conservata, il suo insieme, è il vero monumento. La popolazione e il modo in cui la città viene vissuta è parte dell’interesse per cui i turisti vengono a visitarla, è il simbolo dell’accoglienza e dell’ascolto. Per questo credo che solo attraverso un meccanismo di ascolto e di accoglienza puoi raccontare questa città. Bologna si riconosce o nel tutto o nei dettagli.

Ed è per questo che dopo aver assecondato lo sguardo dei suoi due immensi e strabici occhi, ho sentito la necessità di dare voci allo spazio dispiegato che mi restituivano. E queste voci le ho cercate in quei luoghi dove maggiormente, nei loro pressi, si raccolgono più persone. Il mercato di Piazza VIII Agosto e la Coop di Piazza dei Martiri, dove credo ci sia il miglior bar di Bologna, sicuramente quello che soddisfa al massimo la mia sfrenata passione per i vecchi (andare per credere) e l'unico dove puoi trovare i tramezzini alla veneziana (e chi ha provato i tramezzini veneziani, sa di cosa parlo).

È in quel momento che è avvenuto il cortocircuito. Frastornata dalla babele di discorsi sospesi e suoni impigliati tra le pezze e le stampelle, non ho capito chi stesse osservando chi e ho intuito in quell’istante la possibilità (e forse la vertigine) di cui parlava Umberto. Che un unico punto di vista potesse perdere il suo ruolo di controllo e farsi docile orizzonte di uno spazio vivo. Me ne sono andata felice, ai miei occhi e nel mio cuore avevo già liberato la città. Mi consideri un'illusa?

Un po' di numeri > 767 m, 239 scatti/mosaico per la Montagnola + 107 per Piazza dei Martiri = 346 foto per un totale di 57 punti di vista + 58.71 minuti di piano-sequenza audio




Panopticon_Montagnola